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domenica 12 febbraio 2012

QUALI FATTORI CONTRIBUISCONO ALLA TENUTA NEL TEMPO DEL LEGAME CONIUGALE?

QUALI FATTORI CONTRIBUISCONO ALLA TENUTA NEL TEMPO DEL LEGAME CONIUGALE?

L’indagine dei fattori che determinano la stabilità della relazione coniugale è piuttosto recente – perché attuale risulta l’indebolimento della dimensione dell’impegno che si osserva nel contesto sociale – e  nasce come risposta all’esigenza di far fronte  al fenomeno conseguente dell’aumento  dell’instabilità o frattura dei legami di coppia.

Se consideriamo l’attuale modo di vivere la coniugalità da parte delle nuove generazioni, non può non imporsi all’attenzione l’emergente scarto col passato, relativamente all’enfasi che si attribuisce agli aspetti affettivo-emotivi che danno vita alla relazione.  Si tende infatti a relegare sullo sfondo gli aspetti etici di impegno reciproco perché in primo piano è posto il proprio benessere personale. Il risultato di un siffatto atteggiamento autoreferenziale è compatibile con un modello di relazione a due di tipo individualistico che prevede un minore investimento nella relazione coniugale e una maggiore spinta alla realizzazione di sé. Si insegue l’illusione di riuscire senza alcun sacrificio a raggiungere la felicità individuale all’interno del rapporto a due. Illusione che presto si scontra con la realtà fatta di gioie ma anche di  dolori. E’ forse l’incapacità di farvi fronte che porta i membri della coppia ad effettuare il paragone tra quello che è il  proprio sogno di vita a due e il prodotto reale dell’incontro con l’altro. Di qui le due opposte direzioni percorribili: la scelta di “chiudere il dolore” separandosi  o  quella, oggi meno percorsa, di dedicarsi con volontà e impegno ad un rilancio e dunque alla difesa del rapporto con l’altro.  Sembra che  lo schema seguito dai prodotti di consumo si sia esteso anche per i rapporti personali: nulla è più durevole e tutto appare potenzialmente revocabile. Ma l’abbandono del patto coniugale per istituirne uno nuovo rappresenta una soluzione adeguata al problema?

Un ruolo centrale nelle ricerche che indagano i fattori che favoriscono la stabilità coniugale è assunto dal commitment.  Con questo termine si intende esprimere sia la dimensione etica dell’impegno-dedizione sentito dai coniugi rispetto  all’istituzione matrimoniale che l’impegno reciproco dell’uno verso l’altro. Viene definito come l’intenzione personale a voler far perdurare quell’unione, lo sforzo di assicurare continuità al rapporto migliorandone la qualità, il sentirsi intimamente legati alla relazione. E’ in base all’impegno etico sentito nei riguardi della propria  relazione che i coniugi possono non solo arrivare a promuovere dei  comportamenti volti  a favorire il benessere della relazione (pro-relationship) ma anche aumentare il desiderio di sostenerla in ordine alla sua qualità – qualità della comunicazione, gestione intelligente del conflitto, accordo – e stabilità. In particolare è nel comportamento definito di accomodamento che  alcuni autori, individuano quell’azione tesa alla promozione della relazione. Esso si traduce nella tendenza a reagire, durante le discussioni, ai comportamenti distruttivi o offensivi in maniera costruttiva, ovvero inibendo gli impulsi a reagire con modalità negative e compiendo, di contro, uno sforzo di volontà che conduce alla messa in atto di comportamenti positivi.  Si ritiene, infatti, che sul benessere coniugale abbiano maggiore incisività più i comportamenti tesi alla riduzione della distruttività che quelli volti ad aumentarne la positività. L’accomodamento non rappresenta un atteggiamento che spontaneamente si manifesta in occasione degli scontri ma l’esito di uno sforzo di volontà in cui, in nome del valore del legame, si decide,  inconsapevolmente,  di spostare l’interesse per sé (self-interested) all’interesse per la relazione (pro-relationship). Questo cambio di rotta è reso possibile dal mutamento della motivazione, ovvero dalla capacità dei coniugi, impegnati in uno scontro aggressivo, di guardare oltre, perdonando.  Si tratta, in altri termini, di una capacità di regolazione dell’aggressività alla cui base viene posto la disponibilità alla riconciliazione e la dedizione.  I partner devono, dunque, poter riuscire a porre in essere azioni capaci di spezzare il circolo vizioso del conflitto per approdare ad una riconciliazione che consenta alle parti di avere una visione più completa delle modalità positive di relazione cui potersi riferire, nuovi modi di porsi rispetto all’altro/a che senza l’occasione del conflitto spesso non sarebbe possibile sperimentare. Si può anche dire che i processi di riconciliazione e dedizione rappresentano l’altra faccia  della medaglia del ciclo di reciprocità negativa che si viene, in questo caso, a configurare positivamente. Il meccanismo conflittuale che spesso conduce alla distruzione  della relazione può talora invertire la sua direzione in senso costruttivo se i partner riescono a trascurare le pecche reciproche più che amplificarle, risultando così in grado di rivisitare i loro comportamenti negativi rendendosi disponibili a modificarli. Non si accumula ingiustizia e sfiducia se alla base del rapporto vi è l’intenzione di impegno e la ricerca costante di strategie utili a ricreare un legame anche passando da situazioni dolorose. Dedicarsi  reciprocamente al patto coniugale significa investire di valore il legame di coppia. Si può dire che il patto coniugale che la coppia stringe diventa una sorta di ‘oggetto terzo’, uno spazio-terreno comune che può e deve ricevere  azioni concrete di cura da entrambi i partner.

Un altro fattore etico della relazione è il supporto. Differentemente dall’impegno che rappresenta la dedizione dei coniugi nei confronti del patto, questo costrutto  esprime quell’atteggiamento etico di cura e attenzione che i coniugi  si scambiano reciprocamente specie in momenti difficili o critici. La differenza tra di essi risiede dunque  nell’oggetto cui è destinata l’attenzione e la cura. Il supporto è inteso come un indicatore del sostegno e della comprensione che il soggetto riceve, o pensa di ricevere e dare nella relazione con il partner. Esso si è rivelato un  fattore altamente protettivo della qualità della relazione coniugale. Gli aspetti del  dare e ricevere sostegno   arricchiscono la relazione perché permettono di percepirsi e qualificare se stessi non solo come agenti di cura ma anche come bisognosi dell’altro e del suo riconoscimento.  

Si può, in conclusione dire che è insita nella natura umana la capacità di edificare un mondo durevole, e tenere fede alla promessa vincolante  che implica impegno e responsabilità consente perlomeno di gettare “isole di sicurezza” – senza le quali non è pensabile la continuità –  nell’incerto futuro.  


                                                                                                           Dott.ssa Moira Melis 

1 commento:

  1. ..."L'amore è tra i grandi malati del nostro tempo. Stiamo diventando superficiali, indifferenti, competitivi,aggressivi... a scapito dell'affettività e dell'emotività. L'amore e il voler bene vengono banalizzati dalla televisione, strumentalizzati dal commercio, sviliti dal consumismo. Ai tradizionali punti di riferimento- in passato anche troppo rigidi- abbiamo sostituito la leggerezza e l'effimero nei sentimenti." Giacomo Daquino, psicologo.

    ... ad amare di impara ...

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