Vi siete mai domandati
quali significati si celino dietro la scelta del vostro partner? Diverse le
risposte che ognuno si da: c’è chi ritiene sia opera del Destino, chi pensa sia
l’esito di una “pura casualità”, chi sostiene
di aver vissuto l’esperienza del “colpo di fulmine” o freccia di Cupido, chi,
di contro, dichiara di aver scelto consapevolmente l’altro…e che questa scelta
si sia saputa rinnovare nel corso del tempo. Ma se è pur vero che si sceglie e
si viene a propria volta scelti non solo nel momento in cui si da avvio alla
formazione della coppia, quanta parte di responsabilità si ha nel mantenere
vivo e solido il legame con l’altro?...In altre parole, quanto ci sentiamo artefici
delle nostre scelte?
Le storie mitologiche infondono l’idea che l’innamoramento
sorga all’improvviso ad opera di un divino arciere, spesso bendato, che,
lanciando le sue frecce su “vittime” inconsapevoli,
sappia infondere nei loro animi una straordinaria quanto dirompente esperienza
emotivo-affettiva in cui la reciprocità sentimentale costituisce dono del
destino che vale per sempre. Nella realtà la condivisione reciproca
dei sentimenti non sempre segue il percorso a lieto fine che ci si auspica: si
può solo sperare di venire notati e
scelti a propria volta e che tale scelta sappia rinnovarsi reciprocamente nel
corso degli anni.
Se il punto di
partenza nel processo di scelta è rappresentato dall’individuazione e selezione
di un partner attraente cui segue la capacità di stabilire un contatto attraverso la messa in atto di opportune strategie di esibizione allo scopo di
farsi notare e scegliere a sua volta, il passo successivo, nella danza del
corteggiamento è dato dal reciproco
avvicinamento. In questa fase cresce il livello di intimità, ci si
racconta, si cominciano a condividere interessi, emozioni, convinzioni ma è con
l’autorivelazione dei propri
sentimenti che vengono abbattuti i muri che ancora si frappongono tra i due. Dichiararsi equivale ad esporsi al rischio di un rifiuto e solitamente lo si fa quando la probabilità che questa evenienza si realizzi risulti bassa.
L’attrattiva, alla
base della scelta del partner, pur necessaria per dare avvio alla formazione
della coppia non è tuttavia sufficiente
per fondare un rapporto affettivo profondo, né a farlo durare nel tempo. Affinché il rapporto di coppia si evolva e si
consolidi lungo il corso di vita occorre arrivare ad accettare teneramente
l’altro nei suoi limiti, e amarlo nella sua diversità-unicità di
caratteristiche ed esigenze/bisogni. Riconosciuto e stimato per il suo valore.
Riconfermato nel tempo.
Sincerità e autenticità verso sé stessi
e verso l’altro sono caratteristiche tipiche delle relazioni amorose che hanno
saputo attraversare la fase della idealizzazione reciproca e procedere
oltre.
Il processo di idealizzazione si pone all’origine della costituzione del
legame con l’altro e rappresenta un elemento fondamentale e utile alla coppia per la costruzione di un
“noi”. L’altro diviene qualcuno su cui appoggiamo i nostri aspetti fragili e
bisognosi, qualcuno che in certa misura
utilizziamo per sedare le nostre angosce, far fronte ai nostri
bisogni, per realizzare al meglio noi
stessi. Lo scegliamo perché giunge nel momento opportuno e, almeno sul piano
simbolico, ci appare idoneo a risolvere il nostro problema esistenziale. Alcuni
autori sostengono che si tende a scegliere un compagno verso il quale il nostro
sistema di attaccamento è già predisposto a dare risposta. Sembra dunque
prevalere, in questa fase, un uso strumentale dell’altro percepito come una
proiezione dei nostri bisogni. Il partner è persona altra da noi dotata di propri
limiti, carenze, inadeguatezze oltre che egli stesso soggetto portatore di
propri bisogni di conferma, sostegno. Solo a seguito dell’emergenza dell’altro
in quanto tale sarà possibile riuscire ad affrontare la fase del disincantamento.
E’ un passaggio critico quello che nelle relazioni intime conduce
dall’innamoramento, in cui si coltiva l’idea illusoria di aver finalmente
trovato il partner ideale, all’amara presa di coscienza, evidenziata dalla “prova
dei fatti”, della sua imperfezione.
Decisivo per la realizzazione dell’identità di coppia è la capacità di
affrontare e superare positivamente questa sofferta transizione in cui ciascun membro della coppia sperimenta sentimenti di delusione accompagnata sovente da aggressività e/o ritiro
affettivo.
La costruzione della relazione di coppia richiede dunque
l’apporto della volontà di entrambi, uno sforzo
congiunto verso ciò che merita dedizione. Solo se lo si vuole, se ci
si impegna con azioni concrete a farla durare e a renderla stabile, la
relazione si consolida e può garantire benessere.
Si può dire che se l’innamoramento
consente l'incontro e l'intreccio di due storie, l’amore, che ne raccoglie l'eredità è scelta reciproca e consapevole dell’altro.
E’ desiderio di volersi congiuntamente
impegnare in un’impresa personale ad alto rischio: la costruzione
della relazione, il cui esito è aperto all'imprevisto. Solo al
termine dell’avventura di coppia è possibile rispondere alla domanda sulla riuscita o meno di tale impresa, cioè sulla
capacità della coppia di aver saputo fronteggiare il dolore nelle sue varie
manifestazioni e rinnovare nel tempo la scelta del legame. Decidersi in favore
della continuità nel tempo del legame rende visibile la portata dell’impegno
che ci si vuole assumere e consente di far luce sul progetto che insieme si intende
realizzare. Attraverso una esplicita dichiarazione di amore e di impegno definitivo, la coppia accetta la sfida e la
responsabilità del progetto. L’impegno
progettuale rappresenta il segno visibile che la relazione non è una sterile
vicinanza di individui, ma una identità generativa, la risorsa fondamentale
attraverso cui l’uomo e la donna superando i confini della propria coppia danno
forma al tentativo di trascendere la propria prospettiva temporale e di darle
un senso.
Il venir meno
dei presupposti affettivi è attualmente
diventato motivo sufficiente per mettere in discussione e/o addirittura
sciogliere un’unione proprio perché prioritariamente su di essi si regge.
La coppia
contemporanea sembra, da un punto di vista psichico retta dal solo polo
affettivo della relazione risultando gravemente sbilanciata rispetto a quello
etico, di vincolo reciproco. La relazione coniugale vive, infatti, di due
dimensioni: una affettiva, caratterizzata dall’attrazione che ha saputo
trasformarsi in affidamento dell’uno verso l’altro – si tratta di uno sfumato
accordo di fiducia, quello che due
fidanzati si scambiano dopo essersi privatamente scelti - e una etica,
in cui l’impegno che ci si vuole assumere con l’altro è
consapevole ed esplicitamente dichiarato attraverso un atto
formale.
La fiducia e l'impegno devono poter confluire e bilanciarsi armoniosamente nel corso del ciclo
di vita della coppia. La relazione priva di attrattiva fiduciosa diventa freddo
contratto, di contro senza un patto dichiarato di impegno reciproco per la vita, la fiducia diventa donazione di
sé molto rischiosa perché affidata all’attualità e alla transitorietà del sentimento. La forza
delle coppie che sono riuscite in questa impresa psichica risiede nella
capacità di aver saputo rinnovare il legame nel corso del tempo, sposare il proprio partner più volte nella vita.
Con le parole
di Froma Walsh:“Piuttosto che scegliere nuovi partner le persone hanno bisogno di
cambiare il contratto relazionale a seconda delle diverse fasi del ciclo di
vita, dal momento che le cose necessarie per il soddisfacimento all’interno di
un rapporto cambiano nel corso del tempo”.
Dott.ssa Moira Melis