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domenica 27 gennaio 2013

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA CONDIZIONE DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA IN ITALIA nel 2012



La percezione della crisi economica di bambini e adolescenti.

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA CONDIZIONE DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA IN ITALIA nel 2012

Eurispes e Telefono Azzurro hanno presentato la tredicesima edizione
dell' INDAGINE CONOSCITIVA SULLA CONDIZIONE DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA IN ITALIA nel 2012
L’Indagine fornisce un’istantanea degli atteggiamenti, delle idee e dei comportamenti dei bambini e degli adolescenti individuando le trasformazioni avvenute nell’ultimo anno e cogliendo i più recenti trend che riguardano i giovani italiani.
L’Indagine si è focalizzata sui temi dei media e nuove tecnologie della scuola, dei comportamenti a rischio. Di particolare interesse tra i fenomeni affrontati nell’Indagine il sexting, la violenza all’interno delle giovani coppie, le fughe da casa, il gioco d’azzardo online, l’impatto della crisi economica.

Come è stata realizzata?
L’indagine è stata realizzata su un campione probabilistico tenendo conto delle seguenti variabili: sesso, età, area geografica, tipologia di scuola e di istituto, classe frequentata.
Il questionario infanzia è stato somministrato a bambini e bambine appartenenti alla fascia di età dai 7 agli 11 anni, frequentanti la seconda, terza, quarta e quinta classe della scuola primaria e la prima classe della scuola secondaria di primo grado.
Il questionario adolescenza, finalizzato a delineare l’Identikit dell’adolescente, è stato somministrato a ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 18 anni, frequentanti la seconda e la terza classe della scuola secondaria di primo grado o una delle cinque classi della scuola secondaria di secondo grado.
Dai 1100 questionari per l'infanzia ed i 1523 sull'adolescenza sono state ricavate molte informazioni sulla vita dei minori e sono state create delle sezioni tematiche.

IDENTIKIT DEL BAMBINO
La crisi economica nell’esperienza dei bambini
Media
Telefonino
Internet
Adulti e tecnologie
Gioco d’azzardo
Scuola e nuovi media
Sensazioni

IDENTIKIT DELL’ADOLESCENTE
La crisi economica nell’esperienza degli adolescenti
Media, telefonini e Internet
Adulti e tecnologie
Scuola e tecnologie
Sexting
Gioco d’azzardo
Violenza
Alcolismo
Fughe da casa
Sensazioni

Vi presenteremo nei prossimi interventi un video preparato per presentare una tematica tratta dall'indagine. 
L'interesse di questa indagine è rivolto a tutti noi che trattiamo di minori, bambini e/o adolescenti, in quanto la nostra pratica clinica o di formazione che sia deve avere in mente la società in movimento nella quale i nostri utenti stanno crescendo e le conseguenze che essa ha sul loro sviluppo. Le nostre categorie non possono essere fisse e legate ad un passato non più attuale.


Aspettiamo i vostri commenti!

Dott.ssa Laura Tresoldi

venerdì 18 gennaio 2013

NUOVI DISAGI GIOVANILI-GLI HIKIKOMORI-


Hikikomori (ひきこもり o 引き篭り, letteralmente “stare in disparte, isolarsi”è un termine giapponese, che si riferisce ad adolescenti e giovani adulti, solitamente maschi primogeniti, che si rifiutano di lasciare le proprie abitazioni e lì si isolano per un periodo superiore ai sei mesi, per vivere in compagnia solo di computer e videogiochi da cui si determina una totale dipendenza.
L’isolamento in genere inizia gradualmente per poi diventare una vera e propria reclusione senza possibilità di un contatto con la società, soffrono tipicamente di umore depresso e di comportamenti ossessivi. Tali cambiamenti avvengono gradualmente: appaiono infelici, perdono gli amici, diventano insicuri e parlano di meno, con un aumento dell'aggressività (spesso verso gli stessi genitori),con le ore notturne spesso dedicate a componenti tipiche della cultura popolare giapponese, come la passione per il mondo manga e, soprattutto, la sostituzione dei rapporti sociali diretti con quelli mediati via internet; la rete di internet favorisce l'insediarsi di intensi e piacevoli sentimenti di fuga. La fuga di chi non riesce a confrontarsi con la realtà Le ragioni per le quali questi ragazzi mettono in atto tale comportamento sembrano partire da una forte insicurezza tale da determinare la paura di “non essere all’altezza” per cui evitando il confronto con gli altri si evita ogni fonte di ansia. Potrebbe essere una resistenza alla pressione all'autorealizzazione e al successo personale presente nei ragazzi giapponesi già nella scuola media dove è essenziale che siano eccellenti negli studi e nella professione. Se un ragazzo non segue un preciso percorso verso un’università d'elite o un'azienda di prestigio molti genitori, e di conseguenza i loro figli, vivono questo come un grave fallimento.
La diffusione del fenomeno in Giappone ha avuto luogo dalla metà degli anni '80, corrispondente a circa 1.000.000 di casi. I Paesi a tutt'oggi maggiormente colpiti dal fenomeno sono il Giappone e la Corea, aree di cultura confuciana nell'ambito della quale l'indulgenza nelle relazioni interpersonali è caratterizzante, specie se si tratta di relazioni parentali, dalle quali ci si aspetta un certo grado di soddisfazione emotiva. Tuttavia il fenomeno si sta espandendo anche tra i giovani europei
Una delle massime giapponesi è: «Il chiodo che sporge va preso a martellate». I giovani hikikomori sono infatti spesso molto intelligenti e creativi, quasi a voler dire che l’unico modo per affermare la propria identità sia nascondersi, fuggendo dalla realtà e dalle proprie responsabilità.

BIBLIOGRAFIA:
  • Hikikomori. Adolescenti in volontaria reclusione:, Carla Ricci.
  • Hikikomori. Narrazioni da una porta chiusa:, Carla Ricci.
  • Hikikomori syndrome e disagio scolastico, Giustina Iadecola ,Il Campano editore.

    Dott.ssa Arianna Borchia

lunedì 14 gennaio 2013

TERAPEUTE NON MADRI E TERAPIA CON I BAMBINI

TERAPEUTE NON MADRI E TERAPIA CON I BAMBINI

Sintesi intervento
6° Convegno residenziale Bosisio Parini
17-18 Novembre 2012
"Il bambino non è solo: il coinvolgimento dei familiari nelle terapie dei bambini"

Relatrici : Dott.ssa Borchia, Dott.ssa Montinaro

Riflettere sul vissuto del terapeuta nel lavoro con i bambini e le loro famiglie è importante in quanto può aiutare a comprendere meglio sia il bambino che la sua famiglia e questo riteniamo sia una fonte preziosa di informazioni utili a “fotografare” il funzionamento relazionale e psicologico del sistema, inoltre avere una visione chiara della situazione offre, ovviamente, una solida guida nella pianificazione dell’intervento e del cambiamento.
Questo contributo è nato dalla integrazione di riflessioni di Arianna Borchia e Marzia Montinaro che, lavorando in contesti diversi, hanno cercato di integrare riflessioni derivanti da esperienze professionali diverse.
Queste riflessioni unite al dibattito con i presenti in sala ha consentito di individuare, oltre alle risorse, anche le criticità insite nel non aver figli e lavorare con bambini: il senso di quest’automonitoraggio è quello di progredire del “saper fare” clinico e, di conseguenza, potenziare la dimensione della risorsa riducendo quello delle criticità.
Ma come fare? Abbiamo individuato diverse strategie di gestione..vediamo quali:
                      
 1. Equilibrio costante tra orecchio esterno e interno
Crediamo che per il terapeuta sia importante tenere sempre allenata la capacità di riconoscere e dar senso a ciò che accade fuori e dentro di sé, capire quali sono gli effetti di risonanze legate alla propria storia e quali invece sono peculiari del sistema che sta osservando. A volte affezionarci a delle categorie di lettura con cui abbiamo familiarità può limitare la capacità esplorativa del terapeuta quindi crediamo che con i bambini, ancor più che con adulti, il terapeuta deve aver chiaro il bambino e il figlio che è stato, per poter gestire in maniera efficace, da terapeuta, vissuti e ruoli diversi : di responsabilità, ruolo di guida, ruolo di alleato, in modo da sfruttare al massimo il potenziale legato a ciascuna scelta d’azione associata ad un timing mirato.

      2.Tema del doppio
Mantenere sempre una visione su più livelli: quanto l’eventuale inadeguatezza di un genitore nel rapporto con suo figlio può essere connessa al modo in cui il genitore è stato a sua volta trattato come figlio? ciascun aspetto deve essere ora in rilievo ora sullo sfondo, ciò significa che da una parte il terapeuta solleciterà la responsabilità del genitore ad acquisire un ruolo educativo adeguato, dall’altra sarà empatico con la sofferenza che quel genitore avrà sperimentato nel ruolo di figlio e che non gli ha permesso di acquisire, a propria volta, un modello genitoriale funzionale da riprodurre nella relazione col proprio figlio nel presente.

      3.  Il coping                          
Può capitare che in seduta familiare sia più terapeutico “far vedere come si fa” ai genitori che assumere nei loro confronti un atteggiamento da “maestrina” che potrebbe suonare giudicante: è utile controllare l’iperattività in seduta, sollecitare risposte, sollecitare comportamenti “desiderati”, e spesso sono proprio i genitori a dire : “anche noi dobbiamo far così”, oppure non dicono nulla ma provano a mettere in pratica a casa una modalità diversa che hanno visto funzionare.

4. Co-terapia
Ultima ma non ultima..riteniamo che la co-terapia sia una risorsa soprattutto se uno dei due membri è un genitore in quanto questo aiuta a mantenere una visione ampia, a distinguere con maggiore lucidità quanto è tipico del sistema che stiamo osservando e quanto fa parte della nostra storia e del nostro vissuto.


                            Dott.ssa Arianna Borchia   
                            Dott.ssa Marzia Montinaro