TERAPEUTE NON MADRI E TERAPIA CON I BAMBINI
Sintesi intervento
6° Convegno residenziale Bosisio Parini
17-18 Novembre 2012
"Il bambino non è solo: il coinvolgimento dei familiari nelle terapie dei bambini"
Relatrici : Dott.ssa Borchia, Dott.ssa Montinaro
Riflettere sul vissuto del terapeuta nel lavoro con i bambini e le loro famiglie è importante in quanto può aiutare a comprendere meglio sia il bambino che la sua famiglia e questo riteniamo sia una fonte preziosa di informazioni utili a “fotografare” il funzionamento relazionale e psicologico del sistema, inoltre avere una visione chiara della situazione offre, ovviamente, una solida guida nella pianificazione dell’intervento e del cambiamento.
Questo contributo è nato dalla integrazione di riflessioni di Arianna Borchia e Marzia Montinaro che, lavorando in contesti diversi, hanno cercato di integrare riflessioni derivanti da esperienze professionali diverse.
Queste riflessioni unite al dibattito con i presenti in sala ha consentito di individuare, oltre alle risorse, anche le criticità insite nel non aver figli e lavorare con bambini: il senso di quest’automonitoraggio è quello di progredire del “saper fare” clinico e, di conseguenza, potenziare la dimensione della risorsa riducendo quello delle criticità.
Ma come fare? Abbiamo individuato diverse strategie di gestione..vediamo quali:
1. Equilibrio costante tra orecchio esterno e interno
Crediamo che per il terapeuta sia importante tenere sempre allenata la capacità di riconoscere e dar senso a ciò che accade fuori e dentro di sé, capire quali sono gli effetti di risonanze legate alla propria storia e quali invece sono peculiari del sistema che sta osservando. A volte affezionarci a delle categorie di lettura con cui abbiamo familiarità può limitare la capacità esplorativa del terapeuta quindi crediamo che con i bambini, ancor più che con adulti, il terapeuta deve aver chiaro il bambino e il figlio che è stato, per poter gestire in maniera efficace, da terapeuta, vissuti e ruoli diversi : di responsabilità, ruolo di guida, ruolo di alleato, in modo da sfruttare al massimo il potenziale legato a ciascuna scelta d’azione associata ad un timing mirato.
2.Tema del doppio
Mantenere sempre una visione su più livelli: quanto l’eventuale inadeguatezza di un genitore nel rapporto con suo figlio può essere connessa al modo in cui il genitore è stato a sua volta trattato come figlio? ciascun aspetto deve essere ora in rilievo ora sullo sfondo, ciò significa che da una parte il terapeuta solleciterà la responsabilità del genitore ad acquisire un ruolo educativo adeguato, dall’altra sarà empatico con la sofferenza che quel genitore avrà sperimentato nel ruolo di figlio e che non gli ha permesso di acquisire, a propria volta, un modello genitoriale funzionale da riprodurre nella relazione col proprio figlio nel presente.
3. Il coping
Può capitare che in seduta familiare sia più terapeutico “far vedere come si fa” ai genitori che assumere nei loro confronti un atteggiamento da “maestrina” che potrebbe suonare giudicante: è utile controllare l’iperattività in seduta, sollecitare risposte, sollecitare comportamenti “desiderati”, e spesso sono proprio i genitori a dire : “anche noi dobbiamo far così”, oppure non dicono nulla ma provano a mettere in pratica a casa una modalità diversa che hanno visto funzionare.
4. Co-terapia
Ultima ma non ultima..riteniamo che la co-terapia sia una risorsa soprattutto se uno dei due membri è un genitore in quanto questo aiuta a mantenere una visione ampia, a distinguere con maggiore lucidità quanto è tipico del sistema che stiamo osservando e quanto fa parte della nostra storia e del nostro vissuto.
Dott.ssa Arianna Borchia
Dott.ssa Marzia Montinaro
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