Monologhi infiniti e spesso furibondi davanti a partner muti o azzittiti mentre nella mente e nel cuore c’è il solo desiderio di un abbraccio capace di contenere la paura, silenzi prolungati e rancorosi, porte sbattute, odio dichiarato, amore negato, istinto di sopravvivenza che si traveste da attacco ma che resta difesa; contemporaneamente: grande dedizione, dichiarazioni d’amore, passione sessuale, generosità emotiva, diponibilità a donare amore profondo e totale. Il tutto in un’unica persona, il tutto in un’unica parola:AMBIVALENZA.
Non è fantascienza e nemmeno follia.
A questo punto, se state ancora leggendo, molto probabilmente o vi siete riconosciuti e non vedete l’ora di capire qualcosa in più di voi stessi o sentite di volere qualche chiarimento…magari per evitare di imbattervi in questi strani personaggi simili a una figura mitologica metà amore e metà odio, ebbene sia che apparteniate ad un gruppo che all’altro credo sia utile partire dal chiarire cosa intendiamo con il termine ambivalenza.
Questo concetto si riferisce alla compresenza di emozioni, sia positive che negative, nei confronti di uno stesso oggetto, di una stessa persona o la stessa idea, ma anche lo stato di chi presenta pensieri e azioni che si contraddicono a vicenda, come nel caso di sentimenti di amore-odio per qualcuno o qualcosa. Il termine deriva dalla combinazione delle parole latine ambi (entrambi) e valentia (forza, capacità). Si usa comunemente anche in situazioni in cui una persona si trova in uno stato di confusione o incertezza.
Ognuno di noi potrà riconoscere di aver fatto esperienza di questo vissuto o di questa confusione che spesso esita nel pensiero di non riuscire a capire se stessi e i propri bisogni, tuttavia se da un lato può capitare a tutti di sperimentare stati di ambivalenza più o meno intensi, dall’altro c’è chi ci convive costantemente tanto che possiamo parlare non di “stati” passeggeri e circoscritti ma di un modo di stare al mondo che diventa aspetto strutturale della personalità che può, evidentemente, esprimersi con diverse sfumature e livelli di intensità; ma come mai tutto ciò accade?
Una possibile risposta e' che queste persone hanno spesso sperimentato, fin dall’infanzia, una disponibilità di cure “intermittenti”da parte di chi doveva prendersi cura di loro, a volte adeguate a volte no, a volte presenti a volte assenti, questa imprevedibilità ha generato un’esperienza di insicurezza e ansia rispetto alla capacità degli altri di essere un riferimento di sostegno affettivo e pratico stabile: questa esperienza precoce di insicurezza ha plasmato il funzionamento psichico ed emotivo e ciò ha creato le premesse per una riproduzione di questo modello in tutte le relazioni importanti successive in cui dominerà oscillazione tra il desiderio e la speranza di ricevere cure e il timore della delusione dei propri bisogni.
Queste persone sembrano convivere con una fame di dimostrazioni di affetto e, contemporanamente, spesso con una rabbia (più o meno dichiarata) per non riuscire ad essere saziati. Quanto appena detto può creare le basi per innesco di un pericoloso circolo vizioso: gelosie, scatti d’ira, agiti impulsivi verbali e fisici, veri e propri attacchi alla relazione che, talvolta, inducono i partner ad una fuga che andrà a confermare l’antica e profonda convinzione che potrebbe essere riassunta in questo modo: “avevo ragione a pensare che non mi amava abbastanza…”, e ad alimentare un vissuto, ancor più intimo e profondo, che potrebbe suonare più o meno così: “non sono degno di essere amato”.
Descritta così una persona ambivalente sembra ingestibile, rancorosa, insopportabile eppure a quanti di voi si riconoscono o pensano a qualcuno che conoscono e al quale, magari, tengono? Questo è dovuto al fatto che l’ “ambivalente” è colui che, tipicamente, è capace di grande slancio emotivo, è spesso molto sensibile, affettuoso, passionale, vive le emozioni in maniera intensa totale e coinvolgente, si lascia trasportare emotivamente dalle storie che gli si raccontano e ciò lo rende un confidente e partner affidabile. L’aspetto che potrebbe apparire “bizzarro” è che una volta raggiunta una certa intimità scatta in automatico in loro una sorta di campanello d’allarme che li spinge a difendersi aumentando la distanza..ma cosa temono? Temono di perdere l’affetto-amore che hanno conquistato e spesso può capitare che anticipino questo rischio allontanandosi per poi ritornare se non le si rincorre, agendo proteste più o meno esplicite, mettendo alla prova le relazioni: tutto ciò li espone al richio di “autosabotaggio”.
Si muovono tra i tornanti della vita e i tormenti delle loro ferite antiche alla ricerca di partner desiderosi di percorrere il viaggio della vita non su binari lineari ma su quelli più ripidi e contorti: le montagne russe possono spaventare ma garantiscono adrenalina pura e vitalità…nel bene e nel male.
Dott.ssa Marzia Montinaro