Un blog di psicologhe, di colleghe in continua formazione, tutte con esperienze professionali diverse unite dalla passione per lo stesso lavoro.



Con questo blog vorremmo informare e diffondere contenuti di carattere psicologico che possano essere spunto di confronto e condivisione di esperienze e opinioni, pertanto siete tutti invitati ad offrire il vostro prezioso contributo attraverso commenti e suggerimenti.



Chi voglia contattarci per richiedere una consulenza potrà farlo privatamente, le richieste pervenute sul blog non troveranno risposta e verranno eliminate.



TI PIACCIONO I NOSTRI POST? CLICCA SULLA VOCE "INTERESSANTE" ALLA FINE DI OGNI ARTICOLO!



domenica 24 febbraio 2013

LE MONTAGNE RUSSE DEL CUORE: AMBIVALENZA E RELAZIONI AFFETTIVE


Monologhi infiniti e spesso furibondi davanti a partner muti o azzittiti mentre nella mente e nel cuore c’è il solo desiderio di un abbraccio capace di contenere la paura, silenzi prolungati e rancorosi, porte sbattute, odio dichiarato, amore negato, istinto di sopravvivenza che si traveste da attacco ma che resta difesa; contemporaneamente: grande dedizione, dichiarazioni d’amore, passione sessuale, generosità emotiva, diponibilità a donare amore profondo e totale. Il tutto in un’unica persona, il tutto in un’unica parola:AMBIVALENZA.
Non è fantascienza e nemmeno follia.

A questo punto, se state ancora leggendo, molto probabilmente o vi siete riconosciuti e non vedete l’ora di capire qualcosa in più di voi stessi o sentite di volere qualche chiarimento…magari per evitare di imbattervi in questi strani personaggi simili a una figura mitologica metà amore e metà odio, ebbene sia che apparteniate ad un gruppo che all’altro credo sia utile partire dal chiarire cosa intendiamo con il termine ambivalenza.
Questo concetto si riferisce alla compresenza di emozioni, sia positive che negative, nei confronti di uno stesso oggetto, di una stessa persona o la stessa idea, ma anche lo stato di chi presenta pensieri e azioni che si contraddicono a vicenda, come nel caso di sentimenti di amore-odio per qualcuno o qualcosa. Il termine deriva dalla combinazione delle parole latine ambi (entrambi) e valentia (forza, capacità). Si usa comunemente anche in situazioni in cui una persona si trova in uno stato di confusione o incertezza.
Ognuno di noi  potrà riconoscere di aver fatto esperienza di questo vissuto o di questa confusione che spesso esita nel pensiero di non riuscire a capire se stessi e i propri bisogni, tuttavia se da un lato può capitare a tutti di sperimentare stati di ambivalenza più o meno intensi, dall’altro c’è chi ci convive costantemente tanto che possiamo parlare non di “stati” passeggeri e circoscritti ma di un modo di stare al mondo che diventa aspetto strutturale della personalità che può, evidentemente, esprimersi con diverse sfumature e livelli di intensità; ma come mai tutto ciò accade?
Una possibile risposta e' che queste persone hanno spesso sperimentato, fin dall’infanzia, una disponibilità di cure “intermittenti”da parte di chi doveva prendersi cura di loro, a volte adeguate a volte no, a volte presenti a volte assenti, questa imprevedibilità ha generato un’esperienza di insicurezza e ansia rispetto alla capacità degli altri di essere un riferimento di sostegno affettivo e pratico stabile: questa esperienza precoce di insicurezza ha plasmato il funzionamento psichico ed emotivo e ciò ha creato le premesse per  una riproduzione di questo modello in tutte le relazioni importanti successive in cui dominerà oscillazione tra il desiderio e la speranza di ricevere cure e il timore della delusione dei propri bisogni.
Queste persone sembrano convivere con una fame di dimostrazioni di affetto e, contemporanamente, spesso con una rabbia (più o meno dichiarata) per non riuscire ad essere saziati. Quanto appena detto può creare le basi per innesco di un pericoloso circolo vizioso: gelosie, scatti d’ira, agiti impulsivi verbali e fisici, veri e propri attacchi alla relazione che, talvolta, inducono i partner ad una fuga che andrà a confermare l’antica e profonda convinzione che potrebbe essere riassunta in questo modo: “avevo ragione a pensare che non mi amava abbastanza…”, e ad alimentare un vissuto, ancor più intimo e profondo, che potrebbe suonare più o meno così: “non sono degno di essere amato”.
Descritta così una persona ambivalente sembra ingestibile, rancorosa, insopportabile eppure a quanti di voi si riconoscono o pensano a qualcuno che conoscono e al quale, magari, tengono? Questo è dovuto al fatto che l’ “ambivalente” è colui che, tipicamente, è capace di grande slancio emotivo, è spesso molto sensibile, affettuoso, passionale, vive le emozioni in maniera intensa totale e coinvolgente, si lascia trasportare emotivamente dalle storie che gli si raccontano e ciò lo rende un confidente e partner affidabile. L’aspetto che potrebbe apparire “bizzarro” è che una volta raggiunta una certa intimità scatta in automatico in loro una sorta di campanello d’allarme che li spinge a difendersi aumentando la distanza..ma cosa temono? Temono di perdere l’affetto-amore che hanno conquistato e spesso può capitare che anticipino questo rischio allontanandosi per poi ritornare se non le si rincorre, agendo proteste più o meno esplicite, mettendo alla prova le relazioni: tutto ciò li espone al richio di “autosabotaggio”.
Si muovono tra i tornanti della vita e i tormenti delle loro ferite antiche alla ricerca di partner desiderosi di percorrere il viaggio della vita non su binari lineari ma su quelli più ripidi e contorti: le montagne russe possono spaventare ma garantiscono adrenalina pura e vitalità…nel bene e nel male.

                                                       Dott.ssa Marzia Montinaro

lunedì 18 febbraio 2013

L'assistente sessuale per disabili

In uscita nelle sale cinematografiche giovedì 21 febbraio troviamo "The Sessions" un film che tratta una argomento di discussione molto attuale:

Berkeley, California, anni '80. Il giornalista Mark O'Brien è costretto a vivere in un polmone d'acciaio, paralizzato dalla poliomielite. Quando il suo corpo inizia a trasmettergli desideri sessuali sempre più espliciti, l'uomo decide di ricorrere a una terapista specializzata, Cheryl Cohen Greene. Nelle sei sessioni con la donna Mark scoprirà la gioia del sesso e la scoperta del proprio corpo. Ma quando anche i sentimenti entrano in gioco, oltre alla mera questione fisica, la faccenda si complica per tutti. Ad ascoltare la confessione del protagonista c'è poi padre Brendan, prete diviso tra la propria religione e la comprensione delle effettive necessità del suo parrocchiano.
Alla base di tutto c'è il documentario Breathing Lessons: The Life and Work of Mark O'Brien di Jessica Yu, che nel 1996 si aggiudicò addirittura l'Oscar. Ben Lewin, regista anch'egli affetto da poliomielite, dopo aver scoperto la storia del giornalista poi deceduto a 49 anni, ha deciso di realizzarne un film.

assistente sessuale

Da quando, ad aprile scorso, il film è stato premiato al Sundace Film Festival, la storia vera della sexual surrogate Cheryl Cohen Greene è sulla bocca di tutti: terapeuta sessuale dal 1973, in 40 anni ha affiancato il lavoro di psicoterapeuti aiutando più di 900 uomini a superare vincoli psicologici o fisici (come nel caso di Mark, attaccato a un polmone d'acciaio, vergine a 36 anni) che impedivano loro di avere normali relazioni sessuali.
E' un tema che apre molteplici interrogativi da parte di soggetti con handicap, dalle loro famiglie e dagli studiosi.

A questo proposito è stata ideata e scritta una petizione per l'istituzionalizzazione della figura dell'assistente sessuale per persone con handicap. Ad idearla è stato Max affetto da distrofia muscolare che in un'intervista ha dichiarato:

"Un disabile non ha solo bisogno di mangiare, bere e tuttalpiù essere portato a fare una passeggiata: ci sono anche i desideri e i bisogni sessuali". L'assistenza sessuale darebbe la possibilità di vivere la propria sessualità, a chi altrimenti potrebbe non averla mai. L'assistenza sessuale è un servizio che consiste nell'avere a disposizione un team di specialisti: da psicologi o sessuologi all'assistente sessuale vero e proprio che permette al disabile di entrare in contatto con la propria sessualità. Il modo è deciso caso per caso.
Nel suo libro Figli Disabili, la famiglia di fronte all'handicap, ( Raffaello Cortina Editore, pag. 124) AnnaMaria Sorrentino parlando dei compiti della vita adulta che il soggetto disabile si trova con fatica ad affrontare parla anche della sessualità:
"...uno degli aspetti in cui si esprime l'accesso alla vita adulta è certamente la sessualità; noi nasciamo sessuati e la matrice pulsionale nasce con il corpo e subisce un processo di adattamento al contesto sociale che ne regola l'espressione per tutto il resto della vita. ... "

Importante a questo punto è introdurre il tema della pulsione cioè la spinta alla ricerca del benessere fisico in relazione ad altri membri della propria specie, associata o meno alla finalità di stringere legami di procreazione.
Se il raggiungmento di un'emancipazione dalla dipendenza primaria della famiglia d'origine, il conservare una propria individualità e la ricerca di nuovi legami d'attaccamento per alcune disabilità non potrà mai essere raggiunto, non significa che il soggetto non possa ricercare soddisfazioni sessuali genitali, ma spesso questi comportamenti rimangono a livello masturbatorio.

Educare il disabile alla sessualità è importante, per renderlo consapevole dei cambiamenti del suo corpo, delle esigenze che può sviluppare, dei suoi diritti e delle sue responsabilità.

Sul sito www.lovegiver.it  potrete trovare maggiori informazioni e racconti di esperienze legate al tema.  Noi abbiamo scelto di condividere questa frase  della Dichiarazione universale dei diritti sessuali, 1999, XV Congresso Mondiale Sessuologia, Hong Kong:
La sessualità è una parte integrante della personalità di ogni essere umano.Il suo pieno sviluppo è essenziale a livello individuale, interpersonale e sociale. ... dipende dalla soddisfazione dei bisogni umani di base, come il desiderio di contatto, l’intimità, l’espressione emozionale, il piacere, la tenerezza e l’amore. 


 Il tema può sembrare scottante e di difficile trattazione ma voi cosa ne pensate? 

dott.ssa Laura Tresoldi

venerdì 15 febbraio 2013

PsicoPensieri è contro la violenza sulle donne



In Italia in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna, compagna, figlia, amante, sorella, ex.Magari in famiglia. Perché non è che la famiglia sia sempre, per forza, quel luogo magico in cui tutto è amore. La uccide perché la considera una sua proprietà. Perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, sia libera di vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro.. E noi che siamo ingenue spesso scambiamo tutto per amore, ma l’amore con la violenza e le botte non c’entrano un tubo. L’amore, con gli schiaffi e i pugni c’entra come la libertà con la prigione. Noi a Torino, che risentiamo della nobiltà reale, diciamo che è come passare dal risotto alla merda. Un uomo che picchia non ci ama. Non è questo l’amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un quarto. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia…Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti.? No. Ne abbiamo una sola. Non buttiamola via.

lunedì 11 febbraio 2013

NUOVI REATI: CYBERSTALKING


Prima di affrontare la questione del Cyberstalking, è opportuno indicare una definizione dei reati informatici, chiamati anche Computer Crimes. I reati informatici possono essere definiti come l’abuso dei moderni sistemi di tecnologia informatica o “qualunque comportamento criminoso nel quale il computer è coinvolto come mezzo o come oggetto dell’azione delittuosa”.

Si vengono così a creare una serie di situazioni estreme in cui l’utilizzo del pc, da strumento appartenente alla nostra quotidianità, diventa un mezzo pericoloso. Questo principalmente per via dell’anonimato garantito nel momento in cui un individuo decida di utilizzare un computer per svolgere un qualsiasi tipo di attività. L’anonimato, insieme alla facilità di accesso ad una rete internet ha contribuito all’insorgere e allo svilupparsi di fenomeni prima sconosciuti ma che oggi rappresentano azioni immorali.

Cyberstalking è il nome con cui si identifica lo stalking online. Il termine denota l'uso della tecnologia, in particolare di internet, per molestare una persona. Fra le caratteristiche comuni vi sono false accuse, monitoraggio, minacce, furto di identità e distruzione o manipolazione di dati. Il cyberstalking include anche lo sfruttamento di minori, a fini sessuali o di altro genere.

Le molestie possono assumere varie forme, ma il fattore caratterizzante è costituito dal fatto che sono indesiderate, ripetute, spesso ossessive e solitamente illegali. Inoltre sono premeditate e spesso meticolosamente studiate.

 I cyberstalker usano e-mail, social network, blog, siti web, messaggi istantanei, telefonate e altri dispositivi di comunicazione per compiere atti di stalking che possono assumere la forma di molestie sessuali, contatti inappropriati o semplicemente attenzione molesta nei confronti della vita e delle attività di una persona e dei suoi familiari. I cyberstalker hanno intenti diffamatori e di danneggiamento della reputazione della vittima, spesso sono intenzionati  a spaventare la loro preda. Recenti studi rilevano come gli autori di questa tipologia di reato siano caratterizzati da aspetti di “freddezza”, abbiano tratti di personalità ossessivi, manchino di empatia e siano poco rispettosi verso l’altro. Il cyberstalker corrisponde principalmente al profilo del predatore che può attendere pazientemente connesso alla rete, frequentemente partecipa a chat o forum per entrare in contatto con la potenziale vittima; può perseguitare una particolare persona e può essere in contatto diretto con essa ma può anche essere una vittima sconosciuta.

Le conseguenze psicologiche che queste forme di molestie hanno sulla vittima vengono spesso sottovalutate, poiché il primo passo per rispondere ad una minaccia è conoscere la minaccia stessa e la fonte da cui proviene per sapere DA CHI DIFENDERSI, prima che sapere con cosa difendersi. Il cyberstalking può risultare estremamente intimidatorio; può distruggere amicizie, stima, carriere,  la propria immagine  personale e la fiducia in sè. Se associato allo stalking reale può anche mettere in serio pericolo l’incolumità della persona vessata. Le vittime di violenze domestiche sono spesso vittime di cyberstalking. E’ necessario  essere consapevoli che la tecnologia può facilitare queste situazioni. I software spyware, possono essere utilizzati per controllare tutto ciò che accade sul computer o sul cellulare di qualcuno, fornendo ai cyberstalker un incredibile potere e informazioni vitali, così come le pagine personali dei social network non coperte dalle impostazioni di privacy.

COME DIFENDERSI

·         Chi possiede un profilo Facebook e/o Twitter dovrà prestare attenzione alle impostazioni privacy messe a disposizione dal gestore: avere un profilo aperto permette a chiunque di raccogliere informazioni sulla nostra vita.

·         Se possibile usare nei forum o nelle chat dei nickname. Non concedere una “confidenza virtuale” a persone che non si ha la certezza di conoscere.

·         Praticare una buona gestione delle password. E’ consigliato che siano alfanumeriche ed è bene non condividerle con nessuno e cambiarle frequentemente.

·         Nel caso in cui ci si renda conto di essere molestati virtualmente bisogna memorizzare ora, luogo e ogni forma di contatto o di messaggio che viene inviato. Se è possibile fare delle stampe al fine di creare una sorta di diario che contenga tutte le informazioni  che saranno poi utili per provare la persecuzione virtuale.

·         Utilizzare i programmi di software per la sicurezza esistenti in commercio per impedire a qualcuno di introdurre spyware nel tuo computer. Controlla l'app store dei tuoi dispositivi mobili per vedere qual è il software per la sicurezza disponibile.

·         Denunciare i fatti, non fare finta di niente credendo che il cyberstalker cesserà il suo comportamento, poichè spesso e volentieri maggiore sarà l’indifferenza nei suoi confronti maggiori saranno i metodi che userà per attirare l’attenzione con l’intento di creare un contatto.

·         Per avere maggiori informazioni è possibile consultare il sito della Polizia Postale
Dott.ssa Marta Villa

Bibliografia

Chacon Medina,  “A new face of internet: the cyberstalking”

sabato 9 febbraio 2013

Evento: CORSO DI FORMAZIONE promosso da TELEFONO DONNA Onlus

LE DONNE E I CONTESTI DEL DISAGIO
 
Martedì 12 Febbraio 2013 (Aula DEA 2)

Relatrice: Dott.ssa Flavia Contardi Falco, counselor

                                                     
La violenza corre sul filo - La storia del disagio e della violenza domestica attraverso Telefono Donna, rappresenta una lunga narrazione di coscienze e di prese di coscienza che, attraverso le voci femminili, traccia la storia di un costume sociale e familiare che forse non ha eguali nella storia italiana. La narrazione, che parte sempre dalla testimonianza dolorosa, parla anche di come sia possibile aprire un’altra fase della propria vita, che spesso molte donne credevano impossibile, impedendosi così di rinascere e ricominciare.

 
Martedì 19 Febbraio 2013 (Aula DEA 1)

Relatrice: Dott.ssa Daria Casiraghi, psicologa psicoterapeuta

 
La minaccia della famiglia: luogo d’amore o luogo di dolore? -La famiglia è un luogo che, nella sua unicità, raccoglie e fa convivere almeno due storie: quella degli sposi più la storia dei rispettivi familiari e la storia che inizia quando nasce un figlio, con la sua propria storia. Saper vivere le differenze di ogni individuo all’interno dell’unicum che è la famiglia, rappresenta la grande posta in gioco del romanzo familiare, che se non si sa scrivere bene, diventa il luogo del maltrattamento.

 
Martedì 26 Febbraio 2013 (Aula DEA 2)

Relatrice: Dott.ssa Marta Villa, psicologa

 
Ti amerò sino alla morte - Lo stalker intraprende l’ultima sfida: rubare il tempo alla persona con la quale era legato, sottrarle ogni libertà del tempo che lei si è ripresa condannandola ai suoi messaggi, appostamenti, telefonate. Lo stalker trasforma in odio l’amore precedente e trova nel tempo da rubare alla sua vittima il modo per esserle ancora presente. Se lei ha voluto diventare libera e vivere una nuova vita, lo stalker le renderà impossibile proprio la nuova vita, imponendole ancora la sua presenza (lei dovrà temere la sua chiamata, il suo messaggio, il suo appostamento). In questo modo lo stalker obbliga la sua vittima, che un tempo era il suo affetto,  a impiegare ancora il suo tempo pensando a lui non nella direzione dell’amore ma della paura.

 

Martedì 5 Marzo 2013 (Aula DEA 1)

Relatrice: Daniela Carelli, volontaria di Telefono Donna


La voce senza volto per l’ascolto autentico - Il telefono, un mezzo che più di altri ci permette di comunicare col mondo preservando l’identità del nostro volto, si rivela lo strumento forse più efficace per avviare la costruzione della relazione con l’altro. Ma parlare al telefono e rispondere non è semplicemente usare la voce, bensì seguire vere e proprie strategie della comunicazione per arrivare alla dimensione più autentica, quella cercata e voluta da chi, per la prima volta, chiama un telefono per chiedere aiuto. Saper comunicare è il primo passo verso la consapevolezza della propria forza, che da sola può già configurare la differenza del proprio destino: quello di che chi è consapevole della propria forza e chi no, tra chi cade nella provocazione e chi sa resistervi, che poi rappresenta anche il primo momento che genera il disagio o lo sa fermare in anticipo.

 
Martedì 12 Marzo 2013 (Aula DEA 1)

Relatrice: Monica Cossandi, avvocato

 
Il diritto e il rovescio: la giurisprudenza della famiglia - Conoscere la legge, soprattutto per chi è vittima di maltrattamenti, si rivela uno strumento essenziale per comprendere i ruoli di ognuno e quali non devono diventare. Dalla legge e dalla sua applicazione si possono trovare molto risposte per una situazione compromessa ma anche per non far compromettere una situazione. Passando in rassegna il diritto di famiglia si potrà capire come molti luoghi comuni siano in realtà pregiudizi che celano spesse volte l’istituzione di rapporti di forza fondati sulla paura e sul ricatto.

 

Tutti gli incontri si terranno dalle ore 15.00 alle ore 17.00 c/o A.O. Niguarda Ca’ Granda, Piazza Ospedale Maggiore 3, Blocco DEA (vicino al Pronto Soccorso)

 
Per iscrizioni e informazioni contattare il numero 02. 64444006 o scrivete a telefonodonnaonline@libero.it
 
Visita il sito www.telefonodonna.it
 

martedì 5 febbraio 2013

sabato 2 febbraio 2013

IL TRADIMENTO NELLA VITA DI COPPIA. Quando il "terzo" non è un partner sessuale


Con l’innamoramento due individui si scelgono in modo elettivo preferendosi ad ogni altro. Il legame cui danno vita rappresenta una congiunzione unica frutto dell’incastro di specifici tratti di personalità, storie generazionali,  desideri, bisogni e paure. Ciascuno è infatti portatore di una propria dotazione che viene fatta convergere nell’unità di coppia. Questo peculiare incastro non è tuttavia da intendere come esito della sola somma di risorse e deficit  che caratterizzano il bagaglio di ognuno. La coppia è un “noi”, un luogo terzo di cui ognuno dei partner deve prendersi cura, difenderlo e proteggerlo attraverso azioni concrete.
Può essere utile soffermarsi brevemente sull’etimo del termine relazione, esso si presta ad un duplice ordine di significazione:  rimanda in primo luogo al latino re-ligo che significa “legame tra” e indica che tra due o più soggetti vi è in corso un’interazione, una connessione, uno scambio. L’altro rimando è il re-fero che vuol dire “riferimento a” e mette in luce, di contro, la comune appartenenza. Rappresenta, in altri termini, il prodotto  cumulativo della storia delle varie interazioni vissute. L’interazione, è un evento circoscritto che accade qui e ora e si dispiega nel presente, ne sono una esemplificazione uno sguardo reciproco, una conversazione telefonica. Sono queste interazioni che riempiono la relazione, la nutrono ma è quest’ultima che permette di assegnare alle singole interazioni un’unità di senso. In ambito familiare questa connessione diventa storia generazionale. I legami, le interazioni contribuiscono a creare una memoria, consentono la costruzione di una storia, di un nuovo intreccio che si riannoda ad altri legami e lo rendono significativo.
La nuova coppia dunque non nasce nel vuoto, la sua esistenza non rappresenta un inizio in assoluto ma è un punto di convergenza tra due storie familiari, un nuovo intreccio all’interno in una trama generazionale. All’interno della storia relazionale passata, la neo coppia dovrà tuttavia trovare una terza via per costruire una sua  propria originale identità. Detto altrimenti, dovrà procedere alla stesura di un nuovo capitolo della storia familiare e per poterlo fare  in termini creativi, occorre che abbia alle spalle una sana qualità di scambio intergenerazionale.
La forte connessione relazionale  che le nuove generazioni sperimentano con i propri genitori – impensabile all’epoca di questi ultimi – se da un lato offre l’occasione di una più intima vicinanza affettiva-emotiva reciproca, dall’altro la partecipazione-protezione e coinvolgimento del genitore nella vita del figlio giovane adulto induce ad una vischiosità e dipendenza reciproca che congela le sue spinte all’autonomia e all’indipendenza bloccandolo entro schemi rigidi di protezione e di cura infantilizzanti che si rivela ancor più tossico laddove il figlio/a abbia già costituito una sua propria famiglia. La neo coppia, esposta al rischio di invischiamento è dunque chiamata a realizzare una revisione del sistema di lealtà riguardante il partner e le proprie famiglie d’origine. La lealtà nei confronti del partner deve assumere aspetti di priorità ed esclusività, di converso quella con le famiglie d’origine va delimitata. Si tratta di un vero e proprio tradimento della vita di coppia quello in cui il terzo che vi si inserisce non è un partner sessuale ma un avversario/rivale  più difficile da affrontare e combattere: “sua mamma e/o suo papà”. La separazione dalla propria famiglia di origine si configura come un passaggio cruciale fondamentale che entrambi i membri della coppia devono legittimarsi a compiere pena l’inevitabile sensazione di trascuratezza da parte di chi, sentendosi collocato dal proprio partner al secondo posto rispetto ad uno o entrambi i suoceri, finisce per occupare stabilmente quella posizione di ripiego, diventando una sorta di surrogato. Paradossalmente può dunque accadere che sia il partner a sentirsi “di troppo “nella coppia genitore-figlio! Di questo passaggio critico che ogni coppia è inevitabilmente tenuta a compiere per garantire il proprio benessere, se ne parla anche in un versetto della Genesi (2,24) in cui si legge Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla donna e i due saranno una carne sola”. Il senso di queste parole è che il figlio una volta diventato adulto, se intende diventare una coppia, cioè diventare “uno” con la sua partner, deve lasciare il padre e la madre, separarsene, non solo fisicamente ma anche in termini psichici. Il compimento di questo passo è di difficile realizzazione ovvero non avviene in maniera automatica con l’uscita dalla casa genitoriale. Spesso è possibile osservare dei distacchi che in realtà sono solo apparenti: pur essendosi allontanati fisicamente dalla casa paterna i figli/neo sposi  non  riescono a considerare, quella col partner, la relazione privilegiata, quella su cui investire di più. Psicologicamente restano profondamente vincolati all’uno o all’altro dei propri genitori e ancorati  nella primaria condizione di figli.
La relazione con i genitori è asimmetrica, il figlio si trova nella condizione di ricevere cure più che darle. La relazione col coniuge, di contro è caratterizzata dall’equità nel darle e riceverle, è paritaria, prevede un rapporto simmetrico ed è per questo più impegnativa.  Chi è stato molto accudito e amato, fatica ad abbandonare questo tipo di legame privilegiato e gratificante col genitore e lo continua a ricercare anche una volta sposato. Esiste tuttavia l’evenienza opposta, quella in cui la fatica a lasciare il padre o la madre, dunque a svincolarsene trova ragione in un sentimento di trascuratezza affettiva esperita da parte di uno di loro, o di entrambi. Detto altrimenti, il distacco non è realizzabile se si sente di non aver ricevuto abbastanza in termini affettivi, se  – usando  una metafora – si è usciti di casa con le “valigie troppo vuote”. In questo caso accade che il figlio/a si ostini nell’inutile inseguimento del genitore da cui si sente di dover essere risarcito/a ottenendo tuttavia come effetto che il partner se ne senta tradito perché posto in secondo piano. Non si può maturare come coppia se non si matura la separazione dalle famiglie d’origine. Il coinvolgimento con queste ultime deve potersi configurare come un’intimità/sostegno a distanza. Il sostegno a distanza risulta poi particolarmente importante in occasione della nascita dei figli: sostenere nel ruolo di genitori i propri figli, partecipare alla vita dei nipoti senza assumere il ruolo di genitori vicari ma assumendo la nuova identità di nonni consente di evitare il rischio di incorrere in uno dei due estremi dato dall’invadenza e dal disinteresse. Solo spostandosi indietro di una posizione i nonni possono permettere ai loro figli di diventare le autorità parentali centrali, ma anche questi devono potersi autorizzare a compiere questo decisivo passo in avanti, assegnando alla relazione col partner un ruolo privilegiato, regolando la distanza con le famiglie d’origine, tracciando nuovi confini con esse. In conclusione, ognuno è impegnato a compiere un salto in avanti e indietro lungo il ciclo di vita familiare, l’accettazione quindi della transitorietà del proprio ruolo si configura come segnale forte in grado di annunciare un avvenuto passaggio di consegne tra generazioni familiari. I coniugi devono dunque assumersi in pieno la responsabilità del compito di avviare e portare avanti e ancora riattivare, quando necessario, questi processi di svincolamento per il benessere della propria relazione.
Dott.ssa Moira Melis

Bibliografia
Cirillo, S., I molteplici tradimenti nella vita di coppia, disponibile on line presso http.// www.scuolamaraselvini.it
Scabini,E., Cigoli, V. (2000), Il famigliare. Legami, simboli e transizioni, Milano, Cortina
Scabini, E., Rossi G.,(2000) Dono e perdono nelle relazioni familiari e sociali, Milano, Vita e Pensiero
Scabini, E.,(1995) Psicologia sociale della famiglia, Torino, Bollati Boringhieri, pp.119-138