“Impossible is nothing”
Il vocabolario di lingua italiana dà alla parola LIMITE tre diversi
significati:
·
Linea che divide
·
Punto estremo a cui può arrivare qualcosa
·
Termine che non si può o non si deve superare
Il primo significato ricorda un semplice concetto geometrico: una linea
che divide qualcosa. Il secondo significato, invece, parla di una estremità,
quasi come se il limite fosse un muro non superabile, oltre il quale non si può
andare. Il terzo significato, infine, parla di un qualcosa che non si può o non
si deve superare facendo ricordare un po’ il concetto di regola oltre la quale
non si può andare!
E allora la frase “Impossible is nothing” è del tutto un’illusione? E’
solo uno slogan pubblicitario? Un eccesso di positivismo?
Ragioniamo passo dopo passo.
Quando una persona sente di avere dei limiti?
Normalmente questo accade quando ha un obiettivo da raggiungere e le
sembra di non farcela o quando si pone una meta a cui arrivare, ma non si sente
abbastanza capace, quasi come se le mancassero le risorse per giungere al
traguardo.
Questa sensazione di limite ci fa ovviamente sentire male, non
soddisfatti, incompetenti, incapaci e chi più ne ha più ne metta.
In psicologia il concetto che ci può aiutare a capire meglio questo
limite è quello di MOTIVAZIONE. La motivazione è la spinta che ogni organismo
possiede per raggiungere determinati scopi.
In particolare la prospettiva cognitiva ci aiuta a capire come le persone
decidono le mete da raggiungere e come
le stesse valutano il risultato finale, cioè l’essere o meno arrivati.
Normalmente pare che le persone siano maggiormente motivate a scegliere
quegli obiettivi che si mostrano per loro più adeguati e, soprattutto, più
utili a migliorare la loro vita.
Non scegliamo mai a caso i nostri obiettivi: ognuno di noi tende
naturalmente al successo e all’evitamento dell’insuccesso.
Ma c’è dell’altro!
Una volta che si sono prefissati i propri obiettivi,
la persona cerca di raggiungerli e alla fine valuta quello che è stato il suo
risultato.
Ognuno di noi valuta il risultato raggiunto perchè
siamo sempre alla ricerca di una ATTRIBUZIONE DI SENSO di quello che ci accade!
Dare un senso a qualcosa significa cercare di
spiegare gli eventi al fine di controllarli, prevederli e quindi rispondere in
futuro con comportamenti adeguati.
Per
certi versi, quindi, dato un obiettivo o una meta da raggiungere, la
valutazione dei nostri limiti non è nient’altro che una attribuzione di senso!
Vediamoci chiaro!
Il contributo di Fritz Heider sembra essenziale!
Egli sosteneva che il compito primario della Psicologia fosse capire come le
persone interpretano gli eventi.
Ognuno di noi è un po’ come uno scienziato ingenuo
che cerca di spiegare quello che accade intorno a lui mettendo in relazione
l’osservabile con cause non osservabili!
Il punto focale di questo discorso sembra essere il
concetto di CAUSA.
Dove collochiamo la causa dei nostri successi?
Dove collochiamo la causa dei nostri insuccessi e
dei nostri limiti?
Non tutti lo facciamo allo stesso modo!
Heider suddivise le attribuzioni di causa in due
grosse categorie:
·
INTERNE: la mia capacità, il mio impegno, i miei
sforzi…
·
ESTERNE: la difficoltà di un compito, la fortuna, la
sfortuna…
Da qui ne deriva che chi tende a valutarsi in modo positivo
cercherà di considerare i successi come derivati da cause interne e gli
insuccessi come causati da fattori esterni!
Al contrario, chi normalmente si valuta in modo
pessimista considererà i successi come derivati dalla fortuna o da circostanze
esterne e situazionali e gli insuccessi come determinati, ovviamente, da cause
interne che riguardano strettamente la propria persona.
Non sono quindi solo le nostre competenze a definire
le nostre prestazioni! È il modo in cui noi ci percepiamo in relazione ad esse
che ci fa cambiare prospettiva!
Se
questo nuovo modo di pensare, però, non dovesse bastare, un percorso
psicologico ti potrebbe aiutare a conoscere meglio le tue potenzialità
attraverso lo strumento del Bilancio delle Competenze. Tale bilancio è una
ricostruzione del proprio vissuto, professionale ed esistenziale, che ti aiuta
in una riflessione più consapevole delle tue caratteristiche, dei tuoi modi di
agire e di pensare nelle diverse situazioni reali. Attraverso il Bilancio delle
competenze si diventa più consapevoli delle proprie potenzialità e di quelli
che si percepiscono come limiti ma che, con opportune strategie, potrebbero
essere affrontati e…perché no…superati!
Dott.ssa
Prada Laura, Studio di Psicologia Il Racconto
Il Bilancio delle Competenze è uno strumento che ho provato sulla mia pelle e di cui sono rimasta davvero soddisfatta.
RispondiEliminaAlla fine di un'esperienza forte, come per me fu il Servizio Civile Volontario presso una comunità minori, mi è stata data l'opportunità di raccogliere con una professionista quelle che erano le mie competenze e le mie potenzialità.
Raramente ci fermiamo a pensare a quante cose siamo in grado di fare ma, riuscire a riconoscere le proprie caratteristiche e capacità può essere quella spinta, quella MOTIVAZIONE che ci aiuta, anche nei momento difficili, a portare avanti i nostri obiettivi.
Sono molto d'accordo con la Dott.ssa Tresoldi. Nella vita di tutti i giorni è molto più semplice aver chiaro quelle che sono le nostre mancanze e i nostri limiti con il rischio di perdere di vista le risorse e le capacità che ognuno di noi ha e che ci caratterizzano. Con il bilancio di competenze questa operazione di ricerca e comprensione di se stessi diventa molto più immediata e proficua.
RispondiEliminaScontrarsi co i problemi dell'apprendimento è,o era,un grosso problema,perchè voleva dire scontrarsi con i colleghi e con lr famiglie.Parlo della scuola,naturalmente,dove i pochi insegnanti di buona volontà erano veramente lasciati soli.Sapete dov'è avvenuta la mia formazioe sulla dislessia?Su un libro del giornalista UGO PIRR0,dal titolo "MIO FIGLIO NON SA LEGGERE",ispirsto ad una vicenda familiare.Sesi trova ancora,è uscito negli anni '80,ne consiglio la lettura.
RispondiEliminagrazie davvero per il commento e per il consiglio!
RispondiElimina