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lunedì 19 marzo 2012

COSA CI RENDE UMANI RESILIENTI?

Tra le cose che ci rendono resilienti possiamo annoverare: la presenza di una relazione affettiva stabile con una persona della nostra famiglia o con chi, in sua assenza, se ne assume i compiti di cura; il supporto sociale ed un contesto educativo positivo; avere un modello positivo da seguire; alcune caratteristiche costituzionali di personalità, l’ottimismo per esempio; le esperienze che aumentano il senso di autostima, il senso di autoefficacia personale e infine la capacità che una persona ha di far fronte alle situazioni.

Questo porta a due riflessioni: la prima è che è necessario modificare la concezione di apparato psichico come quella di una struttura che si costituisce permanentemente e solo nel corso dei primi anni sensibili ma che si plasma a seconda degli ambienti affettivi e sociali e delle esperienze di vita. In secondo luogo è da modificare l’atteggiamento nei confronti della sofferenza psichica: non va negata perché esiste, è inevitabile e provoca dei danni, ma contemporaneamente non c’è motivo di rassegnarsi ad essa, in quanto è possibile trasformarla, come essa trasforma noi o sublimarla in varie forme d’arte.

E’ possibile diventare resilienti?

L’evento traumatico rischia di far richiudere la persona in una condizione di dolore e sofferenza, una condizione quasi paralizzante, che conseguentemente spesso causa azioni e comportamenti nocivi, altre volte diventa motore di un cambiamento possibile.

Non esistono mezzi o strumenti con cui costruire la resilienza, perché essa si sviluppa in relazione ad un contesto e a situazioni specifiche, ciò non esclude tuttavia la possibilità di definire alcune strategie e modalità per promuovere una riorganizzazione positiva della nostra vita. E’ un cammino da percorrere, spesso lungo, che si focalizza su alcune aree:

1. Assunzione di consapevolezza: capacità di identificare i problemi, le risorse e a ricercare soluzioni per sè e per gli altri ponendo attenzione ai segnali ricevuti dal contesto.

2. Indipendenza: che poggia sulla capacità di porre dei confini tra se stessi e le persone vicine, di prender le distanze da ciò che ci manipola e di interrompere relazioni negative.

3. Relazioni: lo sviluppo di relazioni soddisfacenti con gli altri, la capacità di scegliere degli interlocutori positivi.

4. L’iniziativa: permette di dominarsi e controllare il proprio ambiente di vita, trovando piacere nello svolgere attività costruttive.

5. La creatività: aiuta ad ampliare lo sguardo con cui osserviamo il mondo e i suoi esseri viventi, favorendo la possibilità di fuggire eventualmente in un nostro mondo immaginario che consente di prendere le distanze dalla sofferenza interiore e di esprimere le proprie emozioni.

6. L’humor: permette di diminuire la tensione e di scoprire e saper cogliere l’aspetto comico nonostante la tragedia.

7. L’etica: guida l’azione nelle scelte positive e negative, favorisce la
         compassione e la solidarietà.



Dott.ssa Marta Villa

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