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lunedì 15 aprile 2013

CORPI E ANIME FRAGILI: CAPIRE L'ANORESSIA





L’INIZIO
Di solito tutto incomincia con una dieta dimagrante per migliorare e controllare la propria immagine.
Si iniziano ad “evitare” ogni tanto certi alimenti: “Mah si posso rinunciare anche al pezzo di pane anche se la dieta lo prevede”; “Stasera i miei amici escono a mangiare una pizza..magari li raggiungo dopo così faccio con calma..e poi risparmio un bel po’ di calorie”, questi sono solo alcuni esempi..e alla fine il sapore del pane, della pasta o di un gelato non si ricordano più.
Non pesa la rinuncia perché è maggiore il piacere che deriva dal saper controllare un istinto (la fame) antico quanto l’uomo.
Gradualmente, piano piano come un “brutto male” che si diffonde, l’anoressia cambia la vita e cambia il modo in cui si percepisce la realtà: il corpo scarno viene percepito come “grasso”, le minime quantità di cibo introdotte come sufficienti, il malessere fisico e psichico si veste da iperattività e grande efficienza (anch’esse utili a consumare calorie).

ALTRI SINTOMI
Tipico è eccessivo esercizio fisico nel tentativo disperato di bruciare più calorie; frequente la tendenza a nascondere o a non ammettere di avere un problema con il cibo: si mente sulla quantità di alimenti consumata e si banalizzano o nascondono i sintomi ed i disturbi fisici derivanti dall'anoressia (ad es. scompaiono le mestruazioni: il corpo sa che, in quello stato, una gravidanza sarebbe troppo per cui compromette l’equilibrio ormonale), possono essere presenti condotte di esplulsione del cibo ingerito.
Si riscontra la tendenza, talvolta, a consumare acqua in elevate quantità per stimolare il senso di sazietà oppure a non assumere liquidi per non aumentare il peso corporeo; spesso è presente un comportamento compulsivo-ritualistico riguardo al cibo (tagliare le pietanze in pezzi piccolissimi e rigirarli nel piatto prima di mangiarli, cucinare piatti elaborati per i familiari senza assaggiare quanto preparato, raccogliere e catalogare le ricette).
Sono frequenti sintomi depressivi e, in alcuni soggetti, pensieri suicidari.
 
L’AUTOINGANNO
Ci si illude che cambiando il proprio corpo sia possibile cambiare anche la propria vita.
Il corpo diviene un mezzo attraverso cui esprimere un dolore interiore, un disagio che le parole non  possono comunicare.
L’autoinganno consiste nel pensare di poter aumentare il proprio senso di valore in quanto capaci di controllare la fame e il proprio corpo.
Esiste un convincimento alla base: quello di non “essere abbastanza”, di non “valere abbastanza”, di avere un qualche aspetto di “difettosità”; si cerca quindi di recuperare autostima sfidano la natura e il normale istinto di sopravvivenza che  spinge a nutrirsi.
Si crede di poter essere “più forti” e non ci si rende conto di quanto la fragilità dell’ anima sia scolpita nella fragilità del corpo.

LA CURA
L’aiuto psicologico individuale e familiare rappresentano percorsi di cura efficaci che favoriscono la comprensione delle cause  individuali e relazionali del disagio, ciò rappresenta un buon punto di partenza per l’individuazione di strategie terapeutiche utili alla promozione del cambiamento.
                       
                                        Dott.ssa Marzia Montinaro

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