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giovedì 14 marzo 2013

UN CUORE CONGELATO: EVITAMENTO E RELAZIONI AFFETTIVE



“Per un verso le esperienze che una persona ha fatto, specialmente nell’infanzia, determinano le sue aspettative di trovare o mantenere in seguito una sua base sicura personale, e anche la misura in cui sarà capace di stabilire e mantenere un rapporto gratificante. Per l’altro la natura delle aspettative che una persona nutre e il suo livello di capacità hanno un ruolo rilevante nel determinare il tipo di persone a cui si accosterà e come queste si comporteranno con lei.” (Bowlby, 1979)

Congelare le emozioni e far prevalere la razionalità di un pensiero che dice di poter farcela da soli e di non aver bisogno di nessuno, negando i propri bisogni di conforto e accudimento.
Per sopravvivere una strategia: mantenere le distanze e celare a se stessi e agli altri l’ansia, la rabbia e lo sconforto.

Ma da dove nasce questa necessità di stabilire rapporti poco intimi,  garanzia per un’autonomia personale, basati prevalentemente sull’enfatizzare  la componente amicale e il lucido calcolo razionale? Perché non si può correre il rischio di essere rifiutati?
L’origine va rintracciata in un’infanzia  in cui si sono sperimentate delle relazioni con le figure di accudimento in cui le manifestazioni di affetto sono state banalizzate e ridicolizzate, trasmettendo una sensazione di non valere come le altre persone. Questo contribuisce a creare uno stile di attaccamento evitante. Una madre che minimizza le esigenze del figlio (“Sei grande, non devi piangere!”) o che si mostra irritata dalle manifestazioni di debolezza del bambino, gli da l’idea di esser pronta da un momento all’altro a recidere la relazione e negare il suo affetto. Madre fredda e rifiutante , convinta di fare il bene del proprio figlio, di prepararlo ad una vita impervia, molto spesso proprio come lei è stata allevata.

Il bambino impara presto a conformarsi alle richieste di questa madre per non perderla: lei agisce nel suo bene perché lo vuole indipendente e autonomo, mentre lui si sente cattivo perché prova disperazione e sofferenza.
Ed è così che, da grande, questo bambino potrà trovare ridicole le manifestazioni di affetto da parte di altri che lo fanno sentire solo imbarazzato e inadeguato, ma non farà trapelare nulla di tutto ciò. Da grande sarà sospettoso delle ragioni degli altri, spesso non degni di fiducia o ridicolmente dipendenti. Di fronte alla rottura di una relazione mostrerà indifferenza o solo un poco di dispiacere, mai disperazione o dolore. Non cercherà di opporsi a questa cosa, perché l’amore romantico non esiste nella realtà, è raro che un amore duri una vita intera ed è quasi impossibile trovare qualcuno di cui innamorarsi profondamente, non c’è bisogno dell’amore per essere felici; darà cosi un maggiore peso a obiettivi quali il lavoro, la carriera o il successo. Non tornerà sui suoi passi dopo la fine di una relazione, perché per lui quella sarebbe una “minestra riscaldata”.
In una relazione non darà segni di gelosia, sarebbe un segno di debolezza.  La tendenza è quella di cercare relazioni che lo scaldino poco, magari intensamente sessuali ma poco affettive. Quando ha la sensazione che il legame diventi troppo intimo si sentirà in gabbia e avrà bisogno di romperlo e cambiare ripartendo da zero. Alla volte è un traditore, quel comportamento sarà funzionale a mettere una distanza in un rapporto che l’"evitante" sente diventare troppo serio e dal quale non vuole dipendere. Non vuole essere vicino, ma nemmeno lontano. Quando ha una sofferenza preferisce stare da solo, perché è così che faceva quando era piccolo. E’ spesso irritato da una persona che tende a stagli vicino a tutti i costi e in tutte le maniere.

Ogni individuo è portatore di uno tipo di attaccamento, la consapevolezza di “funzionare” in determinato modo è il primo passo per costruire una vita relazionale felice.
Dott.ssa Marta Villa
Bibliografia
Attili G., Attaccamento e amore, Il Mulino, 2004
Attili G., Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente.Normalità, patologia terapia, Corina Raffaello, 2007

5 commenti:

  1. Buongiorno dott.ssa Marta Villa, ho letto con interesse il suo post su Amore Congelato. Ma mi chiedo, come si può "riscaldare" da adulti, un cuore così?
    grazie
    Marta

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  2. speravo in un riscontro.. evidentemente é un blog in disuso...
    peccato
    Marta

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  3. me lo stavo chiedendo fortemente anch'io..spero in una risposta salazaarweb@gmail.com

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  4. Buonasera,
    questo non è un blog in disuso anche se ultimamente la pubblicazione dei post è rallentata,,riprenderemo a breve!
    Come leggete nella terza frase in testata le richieste pervenute nei commenti non possono ricevere una risposta perché, al di là di vincoli deontologici, non sarebbero trattate con la dovuta attenzione. Ogni situazione è unica. Piuttosto riferitevi alle mail personali come qualcuno fa, anche se ci tengo a specificare, anche a nome delle mie colleghe, che non si tratta di un blog per delle consulenze ma per delle riflessioni che possano dare degli spunti per procedere nel cammino della vita!

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  5. mi scusi la citazione iniziale dove l'ha presa? grazie mille

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