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giovedì 4 ottobre 2012

IMPARIAMO A RILASSARCI!



Ascolto e…accetto
Tutti noi siamo nati dall’unione di un uomo e di una donna che si sono incontrati ognuno con la sua storia. E da li, proprio da quella unione, nasce la nostra valigia ereditaria. In ogni momento e in ogni luogo questa valigia ci accompagna. All’inizio è leggera, ma poi piano piano si appesantisce sempre più perché si riempie di tutto quello che incontriamo nel mondo intorno a noi.
Se pensiamo che già il feto possiede un repertorio di comportamenti quale il succhiare il pollice, scalciare, singhiozzare…ci rendiamo conto che fin da subito ognuno di noi è in interazione con il proprio ambiente.
Appena nati poi, fin dal primo respiro, il nostro cervello è colpito da una serie di stimoli tattili, visivi, acustici che gli permettono di capire come è fatta la realtà circostante. Con lo sviluppo motorio il bambino diventa infine il “padrone” del suo mondo perché finalmente può agire e interagire e col tempo lo farà in modo sempre più autonomo!
Ed ecco che la valigia di partenza si fa sempre più pesante e complessa perché porta con sé sia elementi biologici ereditati, sia fattori ambientali acquisiti nel tempo.
E’ presente, quindi, una “intrinseca dialettica” tra individuo e ambiente.
E se dovessimo pensare al nostro attuale ambiente cosa diremmo?
Per la maggior parte delle persone si tratta di un mondo frenetico, che mette continuamente a dura prova, che fa puntare alla performance, che chiede e pretende da noi sempre il massimo.
Non sempre la nostra valigia risulta adeguata per le richieste socio-ambientali e così, molte volte, il nostro benessere ne risente perché iniziamo a sentire quello stato di ansia, di panico o di stress che ci accompagna costantemente.
Quando un sintomo appare, ci sta parlando. Ci sta dicendo qualcosa che a parole non riusciamo proprio a pronunciare, ci indica in qualche modo una sofferenza di cui non vogliamo parlare, ma che c’è.
Una tecnica utile per affrontare la frenesia attuale dell’ambiente è stata inventata nel ‘900 da Schultz: il “Training Autogeno”.
Il Training Autogeno è un modo per staccare la spina dal mondo, quando questo ci fa delle richieste eccessive. Si tratta di una tecnica di rilassamento che prevede una serie di esercizi che non devono essere eseguiti…ma pensati!
G. Eberlein, allieva del Dott. Schultz ha scritto rispetto al Training autogeno: “Esso è come un'isola deserta in cui ciascuno di noi può rifugiarsi durante la giornata. Rifugio che serve non tanto per sfuggire alla realtà quotidiana, ma per trovare una zona di recupero delle proprie energie, un momento in cui possano venir richiamate tutte le forze disponibili, per essere in grado di meglio affrontare la realtà stessa, quando questa ci procura ansia, e uscirne quindi rafforzati e organizzati.”
Attraverso questo rilassamento riusciamo a liberarci da pensieri negativi, pressioni dell’ambiente e permettiamo al nostro corpo di riequilibrarsi sia a livello somatico che psicologico.
Sono due i pensieri sui quali si basa questo metodo: “Ascolto” e “Accetto”.
“Ascolto” significa accettare tutto quello che accade durante gli esercizi. È un ascoltare tutto quello che avviene sia a livello fisico che a livello mentale cercando di allontanare tutte le pressioni esterne, le preoccupazioni che non ci fanno vivere il presente. Allontanare tutto questo, però, non significa cancellare…ma accettare.
“Accetto” significa infatti  considerare e lasciar scivolare via come se fossimo sotto un cielo piovoso e l’acqua fa scivolare tutto ciò che arreca malessere.
Ascolto perché altrimenti è come se scappassi, ma in quel momento sospendo il giudizio verso me stesso come se fossi un osservatore passivo. Ascolto, accetto e poi lascio andare.
All’inizio l’ambiente favorevole per il Training Autogeno è un luogo calmo e capace di distendere, un luogo sicuro per noi in cui ci sentiamo liberi di lasciarci andare e possibilmente senza rumori eccessivi che ci possono disturbare. Il rilassamento è spesso aiutato da immagini naturali che ci trasmettono serenità e tranquillità.
Nel tempo molti psicoterapeuti esperti hanno proposto delle varianti alle immagini originariamente pensate da Schultz introducendo visualizzazioni come paesaggi di mare, il rumore e il movimento delle onde, la pioggia che cade sul proprio corpo, il sole che riscalda e la brezza che rinfresca.
Ed ecco che ritorna il potere dell’ambiente, come luogo di trasmissione, di apprendimento, di ansie…ma anche di benessere.
Dott.ssa Laura Prada

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