Selfie: termine
derivato dalla lingua inglese, forma di AUTORITRATTO fotografico realizzata
principalmente attraverso uno smartphone, un tablet o una fotocamera digitale,
puntando verso se stessi e scattando.
Lo sviluppo delle tecnologie ha portato poi dal
vecchio autoscatto fatto tenendo la fotocamera in mano davanti al viso, ai
programmi per specchiarsi nello smartphone, in loro assenza viene ritratto il proprio viso negli specchi,
nelle vetrine, in qualunque superficie riflettente.
L’utilizzo dei selfie è
strettamente legato ai social network ( facebook, instagram, twitter,…) e al
ricevere un “like”, quindi approvazione e gradimento, quando viene condiviso
sul social il momento della giornata che è stato ritratto: il viso al risveglio, il contenuto di un pranzo o una cena, l'attività sportiva praticata, dove ci si trova e con chi, …
C’è chi parla di sindrome da selfie, di narcisismo (vedi
“la sindrome da selfie, come internet ci rende narcisisti” dal sito
BestComputerScienceSchools) , di depressione, schizofrenia e chi semplicemente dice che renda dei guardoni.
Ma ci sono altri utilizzi
possibili: le tecniche foto terapeutiche
dell’autoritratto.
Il termine
AUTORITRATTO include qualunque rappresentazione fotografica che abbia a
che fare con la percezione che un individuo ha di se stesso, sia essa reale o
metaforica. La creazione di un autoritratto non è condizionata da nessun altro
che non sia il soggetto.
Gli AUTORITRATTI sono
fotografie che ritraggono noi, i nostri corpi o qualsiasi altra cosa riteniamo
ci rappresenti. Poiché sono fotografie del soggetto, fatte dal soggetto stesso,
gli AUTORITRATTI hanno la capacità di essere mezzi potenti e incontestabili di
auto-confronto.
Quando le persone posano per delle foto, anche per quelle
che si scattano da sole, di solito hanno le idee chiare su come vogliono
apparire nell’immagine finale, e queste idee rappresentano il modo in cui
sperano di apparire agli altri nella vita reale.
L’utilizzo dell’autoritratto nella fototerapia può offrire
una visione del sé “da fuori”, come se appartenesse ad un'altra persona. Questo
permette di confrontare l’immagine esteriore con l’immagine interiore spesso
idealizzata. Una discrepanza tra le due può generare conflitti inconsci e
tensioni interiori.
La teoria dell’autoconsapevolezza oggettiva enfatizza il
valore terapeutico del vedere sé stessi dal punto di vista di un’altra persona,
possibilità che l’utilizzo dell’autoritratto permette ad ogni soggetto.
Tra i benefici della terapia dell’autoritratto sicuramente
troviamo: la possibilità di confronti
emozionali diretti; l’identificazione delle diverse parti di sé; l’utilizzo del
non-verbale ( spesso una barriera per chi ha alte difese).
Un piccolo assaggio di una tra le tecniche di foto terapia presentate da Judy Weiser nel suo libro
" Foto Terapia. Tecniche e strumenti per la clinica e gli interventi sul campo". Franco Angeli, 2013.
dott.ssa Laura Tresoldi
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