Da qualche giorno circola su YouTube il video
testimonianza di Nada al-Ahdal, una bambina di 11 anni
– che vive a Sana'a, la capitale dello Yemen – che con grande coraggio è riuscita a sottrarsi, fuggendo, all’ingiusta imposizione
dei genitori di farle contrarre matrimonio con un ricco yemenita al quale era
stata venduta, e a denunciarli. Una storia, quella di Nada che lascia sperare
in un possibile lieto fine anche per tante altre sue coetanee costrette a matrimoni
combinati con uomini di 40, 50 ma anche di 70 anni più grandi di loro. Dire di
no e opporsi ad un tragico destino che lede i diritti dei bambini impedendo
loro di crescere serenamente, giocare e dedicarsi alla propria istruzione è
possibile. Nada non ha rinunciato a credere che poteva salvarsi, non si è
arresa ha lottato per difendere il suo desiderio di libertà e potendo contare
sull’affetto e il sostegno di una figura di riferimento importante quale
lo zio Abdel – al quale era stata
affidata in tenera età – ce l’ha fatta. La generosa decisione dello zio di
accogliere Nada presso la propria famiglia, prendersi cura della sua educazione
e istruzione, ha permesso probabilmente alla bambina di sentirsi degna di
valore, meritevole dell’affetto che le dimostravano. Tale contesto di crescita
ha probabilmente saputo promuovere in lei l’acquisizione di quei comportamenti
resilienti e di auto protezione che l’hanno aiutata a salvarsi: Nada si è
autorizzata a ribellarsi a quel drammatico destino, cui i genitori, fattisi nuovamente
vivi al compimento dei suoi 10 anni volevano costringerla, perché sapeva di non
essere sola in questa sua battaglia. Consapevole del suo diritto a vivere con spensieratezza la sua età e
risoluta nel non rinunciarvi, esprime con grande enfasi, nel video di denuncia,
il suo pensiero su questa deplorevole pratica
che disumanizza le bambine, privandole della vitale giocosità tipica della fase
infantile e adolescenziale. Dichiara a gran voce che preferirebbe morire
piuttosto che sposarsi così precocemente ed essere condannata a rinunciare ai
suoi sogni. Con le sue
parole: "Voglio realizzare i miei sogni. Mia zia è stata costretta a sposarsi
a 13 anni e quando non ce l'ha fatta più, a 14 anni, si è cosparsa di benzina e
si è data fuoco. Io voglio andare a scuola, avere una vita. Non voglio
saperne nulla di un matrimonio ora. Voglio dire a tutti i genitori: 'Non uccidete i nostri sogni'. Se mi fossi
sposata non avrei avuto nessuna vita, nessuna istruzione. Possibile che non
hanno alcuna compassione? Cosa abbiamo fatto noi bambini per meritarci questo? Che
fine ha fatto l'innocenza dell'infanzia?Preferirei morire piuttosto che sposarmi. Io sono riuscita a risolvere il
mio problema. Ma tante bambine non ce la fanno e potrebbero morire o
suicidarsi. Alcune bambine si sono gettate in mare e sono
morte. Questo non è normale. I miei genitori hanno minacciato di
uccidermi se fossi tornata da mio zio. Questo è criminale. Una cosa voglio dire alla mia famiglia: 'Credetemi, con voi ho chiuso. Avete
distrutto i miei sogni'" In merito a
questa diffusa pratica, così si esprime Razeqa Negami, un’attivista
per i diritti umani: “Molta gente non sa
che i matrimoni precoci causano alle ragazze seri rischi di salute e psicologici”. Anche Malalai Nazery, che si occupa di salute e
maternità presso UN Children’s Fund (Unicef) a Kabul ha dichiarato che “per una bambina, il matrimonio può essere un
percorso anormale e rischioso in quanto finisce per addossarsi tutti i carichi
e le responsabilità di un adulto.” Le stime più recenti dell'Unicef indicano
che, esclusa la Cina, 70 milioni di donne tra i 20 e i 24 anni -
circa una su tre - si sono sposate prima dei 18 anni: di queste, 23 milioni
hanno contratto matrimonio addirittura prima di aver compiuto 15 anni. Al
matrimonio spesso segue una gravidanza precoce che comporta
gravi rischi per la salute delle giovani madri oltre che del nascituro: alla gravidanza e al parto sono legati circa 50 mila decessi ogni anno tra le
ragazze di età compresa tra i 15 e i 19
anni. Le ragazze che partoriscono tra i 10 e i 14 anni hanno invece una probabilità di morire durante il
parto cinque volte superiore rispetto a quelle tra i 20 e i 24 anni. In India, uno dei Paesi al mondo con il maggior
numero di ragazze sposate prima dei 18 anni, il tasso
di matrimoni precoci è diminuito a livello federale e in quasi tutti gli Stati:
dal 54% del 1992-1993 si è scesi al 43% del
2007-2008, anche se il ritmo del calo è ancora molto lento. Programmi di
prevenzione dei matrimoni precoci sono stati portati avanti anche dall’Unicef
da tempo impegnata nel contrastare
questo fenomeno attraverso strategie mirate alla sensibilizzazione delle
comunità locali e alla promozione di un sempre maggiore accesso all’istruzione
come strategia mirata alla presa di coscienza dei diritti umani fondamentali. Anju Malhotra, responsabile della sezione Genere e diritti dell'Unicef
si augura che grazie all’istruzione
“le ragazze possano rivendicare
i propri diritti e realizzare il loro pieno potenziale.”
Sebbene nel 2006 sia
stato approvato il Child Marriage Prohibition Act , una
legge entrata in vigore nel novembre del 2007, favorita anche dall’Unicef, che punisce
con la reclusione chiunque assista o collabori alla celebrazione di matrimoni
infantili e permette l'annullamento di un matrimonio avvenuto in età illegale
se richiesto dal minore stesso, la situazione non pare essere cambiata. Secondo
le Nazioni unite da qui al 2020 si registreranno all’anno circa 14 milioni di
spose bambine. Nada ha lottato
con tenacia e determinazione per riconquistare la sua libertà e i suoi diritti,
animata da una spinta protettiva di sé e vitale. La minaccia di morte rivoltale
dalla madre per costringerla ad accettare il matrimonio, qualora si fosse
realizzata non sarebbe stato per lei così
terrificante quanto l’alternativa di
assecondarla nella sua decisione mortifera
che avrebbe comportato l’autodistruzione,
tacitamente condivisa, della propria anima.
"Trovarsi insieme è un inizio, restare insieme un progresso…lavorare insieme un successo." (Henry Ford)
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