La depressione post partum
Un fenomeno sottovalutato ma molto diffuso
Nella definizione di depressione post partum sono erroneamente comprese tre sindromi che presentano evidenti differenze tra loro.
Il fenomeno più frequente è un’alterazione del tono dell’umore che viene definita come baby blues o maternity blues. Emerge solitamente nella prima settimana dopo il parto, ha una durata variabile tra le poche ore ed alcuni giorni e la sua incidenza oscilla tra il 39% e l’85% (O’Hara et al.1990). I sintomi fisici si esprimono in disturbi del sonno, mancanza di energie, inappetenza, stanchezza eccessiva; dal punto di vista psicologico si evidenziano uno stato mentale caratterizzato da ansietà, paura e preoccupazione, confusione, nervosismo e tristezza. Questi sintomi inducono facilmente pianto, iperattività, irritabilità, ipersensibilità e scarsa interazione con il bambino. L’esperienza del “baby blues”, per il suo carattere transitorio e per la sua scarsa entità della sintomatologia, non implica conseguenze a lungo termine (O’Hara, 1987).
Una seconda forma di disturbo è la depressione post partum, che emerge a distanza di alcuni giorni, settimane o mesi dal parto, ha una durata che può raggiungere l’anno e ha un’incidenza tra il 10% e il 28% (Rossi et al.,1992). I disturbi fisici sono più gravi e implicano frequenti mal di testa, intorpidimento, palpitazioni, iperventilazione, mentre quelli psicologici comportano la sensazione di vuoto, la percezione di essere inadeguate, di non poter far fronte alle situazioni, una preoccupazione eccessiva per la salute del bambino, pessimismo, perdita di interessi personali, pensieri bizzarri o di suicidio. In alcuni casi possono comparire anche attacchi di panico, fobie, allucinazioni, incubi, paure ossessive.
Un esito ancor più negativo è la psicosi puerperale, con una incidenza di 1 su 1000; assume frequentemente caratteristiche cicliche, depressive e maniacali. L’insorgenza di questo disturbo è grave e rapido, solitamente entro i primi 3 mesi dal parto. I sintomi fisici comportano il rifiuto del cibo, depressione a cui seguono comportamenti maniacali caratterizzati da un’energia eccessiva e frenetica. Lo stato mentale è caratterizzato da estrema confusione, perdita di memoria, incoerenza, allucinazioni e bizzarrie. Questo insieme di sintomi induce reazioni comportamentali di grande circospezione, irrazionalità e di preoccupazioni per dettagli insignificanti (Kruckman et al.,1998).
Condizioni predittive
Data la notevole incidenza della sindrome, è utile evidenziare alcune condizioni predittive che possono comparire già durante la gravidanza:
- episodi ricorrenti di ansia e depressione durante la gravidanza
- eventuali episodi depressivi precedenti la gravidanza
- conflitti coniugali
- eventi traumatici nell’ultimo anno, per esempio lutti importanti
- giovane età
- tendenza all’isolamento sociale e incapacità a chiedere aiuto
- tendenza alla negazione della gravidanza, ovvero tendenza a negare gli inevitabili cambiamenti e le limitazioni e si comportano come se tutto fosse simile a prima della gravidanza.
Cosa fare
Nel caso di forme molto gravi, è necessario un intervento terapeutico specialistico, che può consistere anche in una psicoterapia integrata con l’utilizzo di farmaci. A volte possono essere utili gruppi di auto-aiuto. Importante è anche il sostegno che può provenire dalla cerchia di persone che vivono attorno alla neo mamma, rendendo possibile l’esternalizzazione di sentimenti o pensieri anche inaccettabili per lei, aiutandola a diminuire i possibili sensi di colpa, a comprendere che diventare madre può richiedere tempo e che è possibile sbagliare, sostenendola nella sua funzione di caregiver, senza sostituirsi a lei nella cura del bambino.
Dott.ssa Marianna Ge
Rif. Nicola Lalli, Psicologia contemporanea, nov.-dic. 2008
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